Non solo birra: alla scoperta dell’Irlanda del vino. Aumentano le opportunità per il vino italiano nel mercato irlandese

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Agroalimentare e Irlanda, un binomio che ha sempre riportato nell’immaginario collettivo l’idea  dell’Irlanda come paese produttore di formaggi, whiskey, carne, pesce e birra, naturalmente. Eppure l’Irlanda, tradizionalmente vocata al consumo di birra e whiskey, ha sviluppato un interesse crescente per il vino il cui consumo è aumentato notevolmente nell’ultimo decennio. Esiste, infatti, un’Irlanda del vino con dinamiche di mercato positive che meritano un approfondimento.

I consumi: da un’indagine di mercato realizzata dalla FIBI ( Federation of ItaIian Business in Ireland – dati 2011), emerge che il volume delle vendite di vino è stato di 80,3 milioni di litri nel 2010 e 80,4 milioni nel 2011. Numeri che vanno considerati  alla luce di due aspetti: il numero di abitanti, circa 4 milioni e il fatto che, nonostante la crisi abbia colpito le vendite di prodotti alcoolici negli ultimi anni, il vino è l’unica bevanda alcolica che vede le vendite in crescita.

Le importazioni: in Irlanda scarseggia una produzione locale, di conseguenza tutto il vino consumato nel paese proviene interamente da importazioni. I vini australiani, cileni, americani e sudafricani hanno visto crescere molto la loro quota di mercato ultimamente, ma i tradizionali paesi produttori come Francia e soprattutto Italia tengono il passo con prodotti di fascia alta e medio-alta. In particolare, nel 2011 i vini italiani sono stati quelli che hanno avuto una crescita maggiore di volumi importati rispetto ai concorrenti esteri (dal 4 mln a 13,7 mln di litri).

Le tipologie di vino: le vendite di vino bianco hanno superato quelle di vino rosso nel 2011 con una quota di mercato del 47% a fronte del 44,7% dei vini rossi e 4,3% dei rosati.

Si evidenzia un dominio del vitigno Chardonnay che copre il 34% delle vendite, altre varietà come il Sauvignon Blanc e il Pinot Grigio stanno avendo un processo di crescita. Per quanto riguarda il vino rosso, emergono Syrah, Merlot e Cabernet Sauvignon, ma il trend inizia ad essere positivo anche per i vitigni autoctoni espressione delle tradizioni territoriali italiane.

Il Bio: i prodotti biologici sono una categoria rilevante in un paese dove i concetti salutistici e la agricoltura sostenibile sono molto considerati, basti pensare che il 18% dei consumatori irlandesi compra abitualmente prodotti bio. Le principali tipologie di vino biologico acquistate sono: riesling, prosecco e pinot.

Il consumatore irlandese: gli irlandesi hanno  un potere di acquisto medio-alto, ciò si ripercuote chiaramente nella spesa di prodotti alimentari e anche di vino. Le donne rappresentano il 55-57% dei consumatori totali di vino. Inoltre, si tratta di consumatori con una fascia d’età tra i 25/40 anni, quindi già consumatori abituali del prodotto.

Le motivazioni di acquisto: l’attrazione verso prodotti “latini” e i ricordi di vacanze nei paesi produttori di vino.

Le preferenze: gli irlandesi cercano prodotti facili da bere, in particolare bianchi fruttati e frizzanti, questo spiega l’aumento di vendite di vini bianchi rispetto ai rossi.

La percezione del vino italiano: l’Italia è vista come il più grande paese produttore di vino al mondo. La sua reputazione dipende dalla miriade di tipologie di vino, dagli spumanti ai vini dolci ai grandi vini rossi robusti, ai passiti. Per questo motivo è considerata dagli importatori irlandesi ” champion of diversity”.

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Altro fattore di rilievo è il carattere individualistico dei prodotti, legati all’area di produzione e alla tradizione; in Irlanda, infatti, c’è una forte identificazione territoriale dei vini italiani, caratteristica su cui l’Italian wine può certamente puntare per conquistare il mercato Irish.

Le premesse dunque sono buone, considerando poi che l’Irlanda rientra nell’Unione Europea e che quindi non esistono particolari restrizioni all’importazione di vino italiano, non resta che augurare “good luck” a tutte le cantine italiane.

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